Intervista a Rosanna Poluzzi, Diventare romanzo
L’autrice
Rosanna Poluzzi è una psicologa psicoterapeuta a orientamento sistemico relazionale e familiare. Si è formata presso l’Istituto di Terapia Familiare di Bologna. E’ su Facebook!
Di seguito una registrazione dell’intervista dell’autrice presso la Radio Soundgate di martedì 22 marzo alle ore 21.50.
Quale tema tratta il suo libro?
Una delle possibili modalità per lavorare sulla elaborazione di lutti
Perché questo libro?
Il tema della morte nella nostra società è un tabù difficile da scalfire. Il lutto spesso non trova uno spazio e un tempo per essere vissuto e attraversato nelle sue varie fasi. – “devi essere forte” è una frase che si sente spesso dire ai funerali, con presunte finalità consolatorie. “allora se non sono forte non sono adeguata e lo devo nascondere”. Così il lutto viene a volte negato, rimosso o vissuto in solitudine. Accompagnare le persone a dar voce al loro dolore, integrare dentro di sé i pezzi che si sono frammentati e ricostruire il puzzle della loro storia è un buon modo per permettere loro di attraversare con consapevolezza il lutto e poter riprendere il cammino della loro vita nonostante le dolorose assenze.
Quali sono i lettori di riferimento?
Utile ai colleghi psicoterapeuti, ma anche a chiunque sia interessato a vario titolo alla tematica o chi ha avuto o sta avendo esperienze inerenti al lutto,
Quali sono i punti innovativi del volume?
L’intento è di trasformare una narrazione terapeutica in un romanzo, nel quale i personaggi di tre generazioni riprendono vita attraverso la parola scritta e si mettono in relazione con Carolina per aiutarla ad elaborare i suoi traumi.
Come si pone il libro nel dibattito culturale sul tema?
Il tentativo è di affrontare un tema così pesante come il lutto con parole sì dense, ma anche fluide e di apertura verso un presente e un futuro possibile, trasformando le mancanze in presenze vive nel cuore. Il tutto condito con qualche pizzico di ironia.
Com’è nato il volume?
Inizialmente sono partita con l’idea di scrivere un romanzo traendo ispirazione dalle narrazioni di Carolina, ovviamente col suo consenso. A mano a mano che procedevo sorgeva in me il desiderio di dargli un valore aggiunto inserendolo in una cornice “clinica” per usarla anche come testimonianza dell’esperienza anche da un punto di vista terapeutico e fare qualche cenno teorico alla sintomatologia e alle fasi del lutto.
La stesura è stata una esperienza lunga, difficile?
Il libro ha preso vita in poco più di un mese, come se si fosse “quasi scritto da solo” , tale era la fluidità del pensiero e delle parole che correvano una dopo l’altra sul foglio. Mi sono talmente immedesimata nei personaggi di cui narravo la storia che mi sono sentita come un atto che sul palco dà vita al suo personaggio attraverso il suo corpo, il suo cuore, la sua mente, e le sue parole.
Ha già avuto qualche riscontro sull’esito del volume?
In un mondo distratto, in una società liquida… perché ancora un libro?
Perché io appartengo alla generazione che crede ancora della testimonianza scritta su carta. Un libro può rimanere in scaffale, volendo, per sempre – o comunque per lungo tempo – in quanto può passare anche di generazione in generazione. Il libro per me è un patrimonio prezioso.
Quali sono stati i suoi autori di riferimento?
Nicoletta Cinotti, Duccio Demetrio, Philippe Caillé e Yvelin Rey, Maurizio Andolfi, Tullia Toscani, Rodolfo de Bernart, Elisabeth Kubler Ross, Frank Ostaseski, Antonio Onofri, Sigmund Freud, Marilena Motta e Marinella Bonfantini. E altri che si trovano in bibliografia
Quali tecniche vengono utilizzate nel suo libro?
Le tecniche professionali le ho accennate e ovviamente possono essere utili ai professionisti del settore. Ma il mio principale intento non era quello, bensì permettere che il libro fosse alla portata di qualsiasi lettore interessato al tema, anche se non competente rispetto alle tecniche citate, perché volevo dare risalto alle narrazioni e alle relazioni tra i personaggi.
Un brano significativo del volume…
In chiusura, come saluto ad ognuno che se n’è andato, ho scelto questa poesia
La trama, i luoghi
L’opera si sviluppa secondo una lettura trigenerazionale delle relazioni della famiglia di origine di Carolina, secondo i canoni dell’ottica sistemica relazionale che è la mia formazione in psicoterapia.