NORME EDITORIALI DI IN RIGA EDIZIONI
Virgolette
A) Si scrivono tra virgolette doppie all’italiana o caporali « » all’interno del testo:
- le citazioni in linea con il testo (vedi CITAZIONI);
- i discorsi diretti;
- le testate dei periodici («L’Espresso»), ma non di giornali quotidiani
Le virgolette « » si ottengono mantenendo premuto Alt e componendo rispettivamente 174 o 175 sul tastierino numerico.
Ricordiamo che il punto fermo va generalmente fuori dalle virgolette (». E non.»), anche se all’interno c’è già un punto interrogativo, esclamativo o i puntini di sospensione.
B) Si scrivono tra virgolette doppie all’inglese (“ ”):
- le citazioni all’interno di citazioni. Esempio: Platone scrisse: «Un giorno Socrate disse: “Questo è un uomo”»;
- le parti pensate quando vanno distinte dal discorso diretto. Esempio: “Devo andare via”, pensò Luigi tra sé e sé, mentre intanto le diceva: «Resta, parliamo ancora»;
- le parole o frasi evidenziate in quanto:
- usate in senso ironico o prescindendo dal loro significato letterale (esempio: i “poveri” statunitensi possiedono soltanto un’automobile ciascuno);
- usate per esprimere un concetto particolare (il concetto di “rinascita”, l’idea del “bello”);
- di uso comune alle quali si vuole dare una particolare enfasi (da usare con moderazione);
- espressioni figurate o gergali (sciopero “a singhiozzo”);
- le testate dei quotidiani (“la Repubblica”);
- titoli di capitoli o parti di libri citati (nel capitolo “Aristotele nel Medioevo” parleremo di…);
- titoli di convegni, seminari, conferenze o interventi;
- denominazioni aggiunte a scuole, associazioni, musei, ecc. (il Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi”, il Circolo culturale “Cesare Pavese”, il liceo statale “Giacomo Leopardi”, l’ospedale “Sandro Pertini”, ecc.; ma: l’Accademia di Brera, il Teatro alla Scala).
C) Le virgolette singole o apici (‘ ’) non si usano mai.
D) Per esprimere minuti e secondi si usano le stanghette dritte (Bartali giunse a 1’45” da Coppi).
Sottolineatura
Non si usa mai per evidenziare parole o frasi (si usano le virgolette doppie all’inglese “ ” ).
Grassetto
Il grassetto non si usa mai nel corpo testo, ma soltanto nei titoli dei capitoli e dei paragrafi.
Corsivo
Si scrivono in corsivo:
- i titoli di libri, di articoli di giornale e di rivista, di poesie, di racconti, di opere d’arte, di canzoni, di opere liriche, di film, di trasmissioni radiofoniche e televisive;
- le parole straniere quando non sono di uso comune nella lingua italiana. Esempi: Weltanschauung, cherchez la femme; ma non: film, festival, computer, ecc.; perché di uso ormai integrato nella lingua italiana;
- le denominazioni scientifiche delle scienze naturali;
- in alcuni contesti particolari, termini tecnici o specialistici;
- titoli di brani musicali, tranne l’indicazione strumentale e il numero d’opera. Esempi: Sonata in la minore per pianoforte K. 310; Quinta Sinfonia in do minore op. 67; Sonata quasi una fantasia in do minore. Al chiaro di luna per pianoforte n. 14 op. 27 n. 2;
- i nomi propri di aeroplani, navi e divisioni militari.
Segni di interpunzione
- Dopo p. e pp. va uno spazio. Tutti i segni di interpunzione, compreso il punto di abbreviazione, vogliono uno spazio dopo e mai prima.
- Non si usa mai il punto alla fine di titoli (di parti, di capitoli, di sottocapitoli).
- Le sospensioni del discorso prevedono l’uso di tre puntini.
- I tre puntini di omissis tra parentesi quadre […] indicano tagli nel testo citato; […] non va però messo né al principio né alla fine della citazione, ma soltanto all’interno.
- Quando si usano le parentesi, i segni di punteggiatura vanno dopo la chiusura delle stesse (eccettuati i punti esclamativi, interrogativi e di sospensione legati al testo dentro la parentesi).
- Se “ecc.” si trova a fine frase, il punto fermo non va ripetuto (esempio: ecc. e non: ecc..).
- Attenzione alla posizione della virgola: è inaccettabile che cada tra soggetto e verbo o tra verbo e complemento oggetto, tranne nel caso in cui sia presente una frase incisiva o subordinata, posta però tra due virgole. Esempio: Andare al mare con la mia fidanzata, nelle calde giornate estive, è una delle cose che preferisco, ma non: Andare al mare con la mia fidanzata, nelle calde giornate estive, è una delle cose che preferisco.
- Nelle elencazioni introdotte dai due punti, ogni punto elenco finisce con il punto e virgola; il nuovo punto elenco inizia con la minuscola. Il punto fermo va messo alla fine di tutto l’elenco
Parole accentate
- L’accento sulle vocali a, i, o, u è sempre grave: à, ì, ò, ù.
- La vocale “e” in fine di parola ha generalmente l’accento acuto. Esempi: perché, finché, poiché, alcunché, benché, acciocché, sé (quando non precede “stesso” e “medesimo”), né (quando è negazione), poté, combatté, trentatré. In alcuni casi la “e” in fine di parola ha l’accento grave “è”: cioè, caffè, tè (bevanda), piè (di pagina), ahimè, Mosè, le parole derivate dal francese (es.: lacchè).
- Si usa l’accento sui seguenti monosillabi: dì (quando vuol dire “giorno” e non l’imperativo del verbo dire), lì, là (quando sono avverbi di luogo; “qui” e “qua” vanno posti, invece, senza accento!), dà (terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo dare), sì (affermazione).
- Non è ammessa indicazione dell’accento tonico all’interno delle parole, salvo il caso raro in cui vi siano possibilità di equivoco. Esempio: i prìncipi della danza classica (Nijinski, Nurejev, Barishnikov, ecc.); i princìpi della danza classica (ritmo, coordinazione, ecc).
- Le parole straniere seguono l’uso della lingua originale (es.: école, équipe). Nella lingua spagnola esistono solo accenti acuti.
- La È maiuscola usata a inizio frase, come terza persona singolare del presente indicativo del verbo essere, ha l’accento e non l’apostrofo (E’). Esempi: «È andata via» e non: «E’ andata via». La È si ottiene mantenendo premuto Alt e componendo 212 sul tastierino numerico.
Apostrofo, elisione
L’apostrofo, che indica l’elisione di una lettera o di una sillaba, si deve usare nei seguenti casi:
- da’ (quando è l’imperativo del verbo dare; la terza persona singolare dell’indicativo presente si scrive “dà”, per non confonderlo con la preposizione semplice “da”);
- di’ (quando è l’imperativo del verbo dire);
- fa’ (quando è l’imperativo del verbo fare);
- to’ (quando è l’imperativo del verbo tenere);
- va’ (quando è l’imperativo del verbo andare);
- po’ (quando sta per “poco”);
- mo’ (quando sta per “modo”);
B) Non si apostrofano mai “tal” e “qual” (es.: tal è; qual è).
C) Si usa l’apostrofo con la curva verso destra (’) e non verso sinistra (‘) nelle date in sostituzione del millennio o del secolo. Esempi: sono nato nel ’55; la guerra del ’15–18. Per evitare due apostrofi di seguito, non si mette invece l’apostrofo prima della cifra preceduta dalla curva verso destra (’): la battaglia dell’84 (non dell’’84).
Trattini
Si usano per parole composte, parole doppie, per gli incisi, per gli elenchi ed i dialoghi in narrativa.
Maiuscolo–Minuscolo
- Generalmente, quando l’iniziale maiuscola non è strettamente necessaria, si preferisce l’uso del minuscolo; è da evitare l’uso del maiuscolo per evidenziare le parole all’interno del testo.
- Dopo il punto esclamativo o interrogativo si usa la maiuscola, tranne nel caso in cui sia posto al termine di una frase inserita nel discorso. Esempio: «Perbacco! potevi stare più attento».
- Nel discorso diretto si usa l’iniziale maiuscola. Esempio: Galileo dichiarò: «La Terra è rotonda!».
- I nomi di popolazioni si scrivono con l’iniziale minuscola (es.: i francesi, gli europei). Si possono scrivere maiuscoli i nomi di popolazioni del passato (gli Inca, gli Etruschi) o di tribù indigene poco note (gli ’Ngala).
- Le denominazioni proprie di uno Stato e dei suoi enti, le denominazioni ufficiali di organi governativi, giuridici e amministrativi si scrivono con le iniziali maiuscole. Esempi: la Repubblica Ceca, la Regione Piemonte, il Consiglio dei Ministri, il Comune di Napoli, la Questura di Roma, il rapporto tra Stato e Chiesa.
- Si usa invece l’iniziale minuscola quando non si tratta di denominazioni ufficiali e le parole sono usate in modo generico o al plurale. Esempi: il governo Craxi, le regioni settentrionali, i comuni dell’hinterland, il questore di Roma, il consiglio d’istituto, il comitato direttivo.
- Le denominazioni di partiti politici si scrivono con le iniziali maiuscole. Esempi: la Democrazia Cristiana, Partito Comunista, la Lega Lombarda.
- I titoli civili e onorifici, nobiliari e accademici, i titoli professionali, religiosi e militari si scrivono tutti, preferibilmente, con l’iniziale minuscola. Esempi: conte, dottore, prefetto, ministro, vescovo, ingegnere, avvocato, ecc.
- Le denominazioni di scuole, associazioni, teatri, quando si riferiscono a una specifica scuola, ecc. si scrivono con l’iniziale maiuscola, mentre si scrivono minuscole quando sono usate in senso generale. Esempi: il Politecnico di Milano, l’Università “La Sapienza”, Teatro Argentina; Luigi frequenta l’università a Bari. L) Le denominazioni ufficiali di unità didattiche e di corsi universitari vanno scritte con l’iniziale maiuscola. Esempi: l’Istituto di Patologia generale dell’Università di Torino, il corso di Filosofia teoretica; ma: l’insegnante di lettere, l’ora di inglese.
- Le denominazioni di festività si scrivono con l’iniziale maiuscola: il Primo Maggio, l’Epifania, ecc.; I mesi si scrivono in minuscolo: Torno a settembre.
- Le denominazioni di periodi o fatti storici si scrivono con l’iniziale maiuscola. Esempi: il Giurassico, il Medioevo, le Cinque Giornate; maiuscoli vanno gli appellativi e i soprannomi di personaggi storici: Filippo il Bello, Tarquinio il Superbo.
- Le denominazioni di movimenti artistici, di pensiero e letterari che si sono costituiti come tali (il Dadaismo, l’Impressionismo), così come gli appellativi derivanti da antonomasia (il Piccolo Caporale, il Generalissimo) vogliono l’iniziale maiuscola.
- Si scrivono con la minuscola i corpi e i gradi militari, così come santo/santa/san ; quando non facciano parte della denominazione di una chiesa o di toponimi: la vita di san Bernardo; ma: il passo del Gran San Bernardo, i mosaici di Sant’Apollinare in Classe.
- I secoli, i decenni e gli anni si scrivono con l’iniziale maiuscola: l’Ottocento, gli anni Venti, il Sessantotto.
- I punti cardinali e i sostantivi ad essi correlati si scrivono con l’iniziale maiuscola solo quando indicano un specifica regione geografica: l’Italia del Nord, il Mezzogiorno, l’Oriente; ma: vado verso nord, il sole sorge ad est.
- I termini come “lago”, “monte”, “mare”, ecc. si scrivono sempre con l’iniziale minuscola quando sono nomi comuni (vado al mare) o quando si possono omettere: il mar Mediterraneo si può anche dire “il Meditterraneo”; si scrivono con la maiuscola, invece, quando sono nomi propri: il Mar Nero, il Rio Grande, la Serra Morena.
- I termini come “via”, “piazza”, “palazzo”, “teatro”, ecc. si scrivono con l’iniziale minuscola; non si applicano le stesse regole se sono in lingua straniera. Esempio: via Verdi; ma: Boulevard St. Germain, Square Garden, Helmut Strasse.
- Le note musicali si scrivono con le iniziali minuscole.
- Madame, Mademoiselle, Monsieur, Lord e Lady e le abbreviazioni Mme, Mlle, M. (solo l’abbreviazione di Monsieur va puntata) sono in maiuscolo.
Numeri
Si scrivono in lettere:
- i secoli, i decenni, i periodi storici, ecc. con l’iniziale maiuscola (il Seicento, in luogo di ’600; gli anni Trenta, in luogo di anni ’30);
- i modelli di automobili con l’iniziale maiuscola (la Cinquecento);
- le piccole quantità numeriche (tre, dieci);
- le grandi cifre approssimative (due miliardi);
- le grandezze accompagnate da unità di misura scritte per esteso (pesa quasi un quintale, dista circa quaranta chilometri).
- quando sono seguiti da nomi di persona o cosa (tre passeggeri, diciassette aerei).
B) Si scrivono in cifre indo-arabe:
- le date, escludendo il “primo” del mese (il 15 aprile 1997; il primo agosto). Il mese si scrive per esteso e con l’iniziale minuscola;
- le date che indicano anni storici particolari, per i quali si ammette la forma abbreviata con l’apostrofo (il ’48, il ’68);
- le grandi quantità numeriche (1.234.000);
- tutte le cifre accompagnate da unità di misura, che va posta sempre dopo il numero, preceduta da uno spazio e senza punto (3000 $; 1,3 kg; 57 cm);
- i numeri di capitolo o di paragrafo nei rimandi all’interno del testo. Esempio: Come vedremo nel paragrafo 3.1;
- i numeri civici, di telefono, ecc.;
- gli orari precisi (il treno delle 17.43);
- i numeri nelle elencazioni (la biblioteca contiene 12 libri di filosofia, 3 di storia, 6 di fisica);
- il numero dei tomi e dei volumi di un’intera opera. Esempio: C. DOSSI, Note azzurre, 2 vol., Adelphi, Milano 1964; ma: C. DOSSI, op. cit., vol. I, p. 42;
- i numeri non vanno mai divisi, a fin di riga, dall’abbreviazione dell’unità di misura a cui fanno riferimento;
- il puntino si usa per distinguere gli ordini di grandezze dei numeri (1.450; 13.500)
- l’età (ho 25 anni).
C) Si scrivono in cifre romane senza circoletto a esponente (I sec. d.C., non I° d.C.):
- i secoli (il XIX secolo)
- il numero preciso di tomo o di volume di un’edizione. Esempio: C. DOSSI, op. cit., vol. I, p. 80
- i numeri che seguono nomi di re, imperatori, papi, ecc.: Enrico III, il papa Giulio II.
D) I numeri romani si scrivono in maiuscolo (XIX)
E) L’abbreviazione di numero per riviste, leggi, articoli, ecc. si scrive n. e non n°.
Abbreviazioni, simboli, sigle
- Le abbreviazioni, a eccezione di ecc., a. C. e d. C., vanno usate il meno possibile; se ne fa generalmente uso soltanto all’interno di parentesi, nelle note e negli apparati bibliografici.
- Gli acronimi vanno scritti in maiuscolo senza punti (USA, ONU, USL e non: U.S.A. ecc.)
- Le sigle delle unità di misura si scrivono senza il punto (kg, m, km/sec).
- Se una frase si chiude con un’abbreviazione puntata (ecc., es., d. C.), non va aggiunto un secondo punto.
- Le abbreviazioni più frequenti sono:
appendice/i app.
articolo/i art.
articolo citato art. cit. (in corsivo perché sostituisce il titolo cui fa riferimento)
autori vari Aa.Vv.
battuta/e (mus.) b. capitolo/i cap.
circa ca. (preceduto da uno spazio rispetto alla paro- la che precede)
citato/i cit.
come sopra c.s.
confronta cfr.
eccetera ecc. (non etc. e preceduto da virgola)
editore ed. (in nota e in Bibliografia generalmente si omette) edizione/i ed.
edizione citata ed. cit. edizione italiana ed. it. esempio/i es.
et alii et. al.
fascicolo/i fasc.
figura/e fig.
foglio/gli f.
fuori testo f.t.
ibidem ibid. (è preferibile scritto per esteso)
idem Id.
illustrazione ill.
libro/i l.
manoscritto/i ms.
nota del curatore [N.d.C.]
nota dell’autore [N.d.A.]
nota del redattore [N.d.R.]
numero/i n. (e non n°)
opera citata op. cit. (in corsivo perché sostituisce il titolo cui fa riferimento)
pagina/e. p./pp.
paragrafo/i par.
per esempio per es.
ristampa rist.
secolo/i sec.
seguente/i s./ss.
sezione/i sez.
tabella/e tab.
tavola/e tav.
tomo/i t.
traduzione trad.
traduzione letterale trad. lett.
verso/i v./vv.
volume/i vol.
paragrafo/i §/§§
allegato/i all.
articolo/i art./artt.
colonna/e c./cc.
lo stesso autore (m/f) id./ ead.
introduzione intr.
prefazione pref
Parole straniere
Le parole straniere non di uso comune vanno in corsivo, mentre quelle entrate nell’uso comune della lingua italiana vanno in caratteri normali e non prendono la desinenza del plurale. Esempi: i film, i box, i pub e no: i film, i boxes, i pubs.
Congiunzioni e, ed
Si usa sempre “e”, ma si usa “ed” davanti a parola che inizia con e.
Preposizioni a, ad
Si usa sempre “a”, ma si usa “ad” davanti a parola che inizia con a.
Note a piè di pagina e riferimenti
Le note a piè di pagina non devono contenere riferimenti bibliografici ma soltanto osservazioni e approfondimenti non inseriti nel corpo testo, come qui indicato a titolo di esempio.
I numeri di rimando alle note devono essere scritti come apici di seguito al termine cui si riferiscono, se non vi sono segni di punteggiatura. In caso contrario, devono essere scritti come apici dopo il segno di punteggiatura. Esempi:
- coltura
- coltura;
- coltura,
- coltura:
- coltura.
Figure
Le figure devono essere ottenute sempre da immagini ad alta risoluzione (≥ 300 dpi). L’autore deve fornire anche, a parte, tutte le immagini in uno dei formati digitali (jpg, jpeg, tiff, ecc.).
Citazioni
Le citazioni possono essere in linea con il testo oppure non in linea con il testo.
- Citazioni in linea con il testo:
- Sono citazioni non troppo lunghe e inserite in modo tale da integrare lo stesso testo (parole di altri fatte proprie dall’autore). Esse devono essere poste in caratteri normali, entro le virgolette doppie all’italiana « », come nell’esempio che segue:
Ancora da Calvino possiamo trarre saggi ed equilibrati insegnamenti su come divulgare senza tradire troppo i contenuti del linguaggio «dotato di peso», alleggerendolo con una leggerezza che però «si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso» (Calvino, 1993, p.20), scrivendo dunque in maniera comprensibile anche a non specialisti, ma conservando un certo rigore nel linguaggio e nei contenuti.
2. Le citazioni all’interno di citazioni utilizzano le virgolette doppie all’inglese, come nel seguente esempio:
Platone scrisse: «Un giorno Socrate disse: “Questo è un uomo”».
- Citazioni non in linea con il testo:
Sono citazioni generalmente lunghe, che non costituiscono un naturale proseguimento della frase dell’autore o dello scritto, ma servono per rafforzare o precisare il suo pensiero con parole di un altro autore affermato. Devono essere scritte in caratteri normali, più piccoli del corpo testo, senza virgolette, centrate e rientrate di 1 cm a destra e a sinistra, introdotte da due punti, come nell’esempio che segue:
Nella lettera di introduzione alla sua opera Sulla sfera e il cilindro inviata a Dositeo, Archimede menziona alcuni risultati principali delle sue ricerche su aree e volumi (Frajese, 1974, pp. 69-72):
Antecedentemente ti mandai per iscritto, insieme alla dimostrazione, [la seguente] tra le cose che avevo considerato: che ogni sezione compresa da una retta e da una sezione di cono rettangolo [= parabola] supera di un terzo il triangolo avente la stessa base della sezione e uguale altezza.
Riferimenti bibliografici
- Tutte le citazioni devono riportare la fonte da cui sono tratte, secondo lo standard APA (Autore, Anno pubblicazione, pagine).
- I riferimenti bibliografici devono seguire lo standard APA e non devono essere posti in note a piè di pagina.
Creazione della bibliografia secondo lo standard APA
- Citazioni bibliografiche all’interno del testo
Nel punto corrispondente del testo si inseriscono fra parentesi tonde: (Cognome dell’autore, Anno di pubblicazione, eventuale numero della/e pagina/e) come nel seguente esempio:
Lo scritto più antico preso in considerazione è quello di Marin Mersenne. Nella sua proposition VIII egli si accinge a «expliquer la figure, la fabrique, l’accord & l’usage de la Viole» (Mersenne, 1636, p. 190).
- Se gli autori sono due si citano entrambi sia nella prima citazione, sia in quelle successive:
- Prima citazione: (Walker & Allen, 2009)
- Citazioni successive:(Walker & Allen, 2009)
2. Se gli autori sono da tre a cinque, si indicano tutti i nomi nella prima citazione e soltanto il nome del primo autore seguito dall’abbreviazione “et al.” nelle citazioni successive:
- Prima citazione: (Bradley, Ramirez, & Soo, 1999)
- Citazioni successive: (Bradley et al., 1999)
3. Se gli autori sono da sei in su, si indica il nome del primo autore seguito dall’abbreviazione “et al.” in tutte le citazioni.
4. Se si citano più opere di diversi autori, si indicano tra parentesi tutti i riferimenti separati dal punto e virgola, in ordine alfabetico per autore: … come dimostrato in studi recenti (Berkowitz et al., 2003; McDuffie et al., 2002).
- Citazioni bibliografiche in Bibliografia
Al termine del documento è necessario compilare una bibliografia contenente i riferimenti completi, ordinata alfabeticamente per autore e per uno stesso autore in ordine cronologico di pubblicazione. Il nome del luogo di pubblicazione deve precedere quello della casa editrice ed è separato da questo dai due punti ”:”
- Se gli autori sono più di uno, devono essere indicati tutti:
Ambrosanio M.F., M. Bordignon, U. Galmarini e P. Panteghini (1997). Lezioni di teoria delle imposte. Milano: Etas Libri.
- Se di un autore vengono citati più titoli diversi pubblicati nello stesso anno, occorrerà distinguerli con lettere dell’alfabeto:
Artoni, R. (1999a), Elementi di scienza delle finanze, I edizione. Bologna: Il Mulino. Artoni, R. (1999b), Lezioni di scienza delle finanze, I edizione. Bologna: Il Mulino.
- I titoli dei libri compaiono in corsivo:
Artoni, R. (1999a), Elementi di scienza delle finanze, I edizione. Bologna: Il Mulino.
- I titoli di articoli o saggi facenti parte di riviste, pubblicazioni periodiche o libri collettivi compaiono in caratteri normali mentre in corsivo viene messo il nome della rivista o del periodico o del libro collettivo:
Cerasoli M., Eugeni F., Rizzi B. (1983). Sulla probabilità del k-MCD di m naturali scelti a caso. Rend. di Matematica, v.3, serie VII, (Roma), pp. 367-379.
- Maggiori indicazioni su come comportarsi in casi particolari sono disponibili nelle norme APA facilmente reperibili su internet.
Maggiori informazioni riguardanti le citazioni bibliografiche:
- Se la citazione è posta alla fine di un brano antologizzato, deve essere inserita tra parentesi tonde senza punto (né esterno, né interno), e a seconda dei casi può essere preceduta da un “da”; il nome si indica con l’iniziale puntata: (da S. Benni, Il bar sotto il mare, Milano, Feltrinelli, 1987)
- In caso di più citazioni dallo stesso testo, dopo la prima si aggiunge “cit.”, senza ripetere l’iniziale del nome: Benni, Il bar sotto il mare cit
- Per le opere straniere si fa riferimento all’edizione italiana, con l’indicazione del traduttore (di cui va indicato il nome proprio, con iniziale puntata): E.A. Poe, I racconti, trad. it. di G. Manganelli, Einaudi, Torino 1983
- Se sono presenti più curatori e/o traduttori, gli stessi si indicheranno con la virgola: trad. it. di C. Fruttero, F. Lucentini
- Il nome dell’editore viene semplificato, così come compare di norma in copertina
- I brani brevi vanno riportati nel testo utilizzando le virgolette alte “…….”. Le virgolette apice singole ‘……..’ vanno invece utilizzate solo all’interno di altre citazioni. Se lunghi oltre le tre-quattro righe, i brani citati vanno senza virgolette, staccati con una riga vuota dal testo che precede e che segue
Nelle citazioni si inseriscono i seguenti dati, nel seguente ordine:
- N. Cognome
- Titolo in corsivo
- Casa editrice
- Città ed anno (senza virgola a separare i due dati)
- p./pp.; c./cc.; voll./tomi.
Norme bibliografiche riguardanti gli articoli:
Vanno indicati rispettivamente:
- Autore/Autrice, curatore/curatrice, titolo, sottotitolo.
- Testata del periodico (sono da considerarsi tali anche gli annali): tra virgolette (non preceduta da ‘in’, anche per le riviste straniere), seguendo il titolo originale.
- Data (Esempio: 1993, marzo 1993, 12 aprile 1993).
- Numero progressivo del fascicolo.
- Pagine complessive, separate da trattino e/o pagina/e cui si fa riferimento.
Norme per l’utilizzo dei software in editoria:
1.1 – Salvare il testo in formato .doc o .rtf (formato universale accessibile generalmente da qualsiasi programma di scrittura).
- Assicurarsi, prima di iniziare a scrivere, di aver disattivato le opzioni di correzione automatica del programma Word.
- Non spezzare manualmente le parole col trattino di divisione, né usare la sillabazione automatica di Word.
1.2 – Degli indirizzi internet citati va sempre verificata l’esattezza, tenuto conto che:
- possono cambiare rapidamente (è consigliato controllare che siano ancora attivi durante la correzione delle bozze);
- possono essere spesso inesatti a causa di errori di battitura o distrazione, come un solo carattere diverso (es: una minuscola al posto di una maiuscola), che rende automaticamente errato l’indirizzo.
- gli indirizzi vanno scritti per esteso, indicando l’URL (Uniform Resource Locator) completo, senza omettere informazioni importanti come l’indicazione del protocollo, ossia la parte iniziale (es.: http://), ed evitando di spezzarli.
1.3 – Siti e pagine web vanno indicati con:
- Titolo della pagina o sito
- URL
- data di accesso
Bibliografia (esempio di bibliografia)
BERARDI L., EUGENI F., INNAMORATI S. (1902). Generalized Designs, linear spaces, hypergroupoids and algebraic Cryptography. Proceedings of 4-th International Congress on Algebraic Hyperstructures and Applicatins, Xanthy, Greece, pp 15-25.
BERARDI L., EUGENI F., INNAMORATI S. (1992). Remarks on hypergroupoids and Cryptography. Journal of Combinatorics, Information &System Sciencies, vol. 17, n.3-4, pp. 217-231.
CALVINO I. (1993). Lezioni americane. Milano: Oscar Mondadori. CAMMARATA S. (1994). Sistemi Fuzz. Bologna: Etaslibri.
CERASOLI M., EUGENI F., RIZZI B. (1983). Sulla probabilità del k-MCD di m naturali scelti a caso. Rend. di Matematica, v.3, serie VII, (Roma), pp. 367-379.
CICCHITELLI G. (1984). Probabilità e Statistica. Perugia: Maggioli . FRAJESE A. (cur.) (1974). Opere di Archimede. Torino: UTET.
MERSENNE Marin (1636). Harmonie universelle, contenant la theorie et la pratique de la musique. Paris: S. Cramoisy.
EDITRICE LA SCUOLA (2013). Norme grafiche e redazionali, pp. 2-4.
MIMESIS EDIZIONI. , Norme editoriali, pp. 2-3
LOESCHER EDITORE. , Norme editoriali e redazionali. , (2012), pp. 1-2