Recensione di Sara Amadori, pubblicata su "Studi francesi" |
MARCEL BÉNABOU, Scrivere su Tamara, prefazione e traduzione di Laura Brignoli Bologna, in riga edizioni, 2022, 298 pp.
Dopo l’uscita di Perché non ho scritto nessuno dei miei libri (2019, trad. it.BRIGNOLI) e di Butta questo libro finché puoi (2009, trad. it. BRIGNOLI), nel 2022 viene proposto al pubblico italiano Scrivere su Tamara, in una ricca edizione in cui il testo tradotto è preceduto da un’ampia prefazione della curatrice (pp. 5-22), e corredato da numerose note di approfondimento critico e riflessivo. Se il primo di questi tre libri riflette sulla difficoltà di scrivere, il secondo sulla complessa sfida del leggere, Scrivere su Tamara tematizza la questione della relazione con il libro, portando a compimento la riflessione elaborata nei precedenti romanzi. Come spiega BRIGNOLI, è «la storia di una vocazione alla scrittura che deve combattere a lungo per realizzarsi. Dal momento in cui emerge a quello in cui essa prende corpo, c’è tutto il cammino che compie la letteratura occidentale» (p. 11). Il protagonista di questo romanzo di formazione, che si presenta come un’autobiografia fittizia, racconta la sua storia: la voce narrante si esprime talora alla prima, talora alla terza persona, descrivendo la vita di un giovane partito dal Marocco per studiare a Parigi, e che si osserva una volta divenuto un uomo adulto e uno scrittore. Manuele racconta la sua relazione erotica con Violetta, e l’amore platonico che lo unisce a Tamara, attingendo agli archetipi della tradizione del romanzo di formazione sentimentale e interpretando il proprio amore alla luce di opere come Le lys dans la vallée, L’éducation sentimentale, Le rouge et le noir. Tra i vari e numerosissimi riferimenti intertestuali, centrale è quello a La Vita Nuova, essendo Manuele un nuovo Dante che interpreta il triplice ruolo di amante, di personaggio che riflette sul suo sentimento amoroso e di autore che ne scrive la storia (p. 17), in un romanzo il cui valore più alto è, come constata Brignoli, quello di «inventare complicatissime forme di assoluto rigore ricche di erudizione, capaci però di non frapporre ostacoli alla piacevolezza dell’opera» (p. 18). In questo romanzo di discendenza oulipiana, il tessuto narrativo è ricchissimo di riferimenti e citazioni colte, giochi di parole e ricercati effetti ritmici che contribuiscono in modo significativo al piacere della lettura, in francese così come nella versione italiana. La traduzione di Brignoli, infatti, si apre alla “specificità della lettera” (in senso bermaniano) del testo di Bénabou, facendosi a sua volta “oplepiana”. La traduttrice ricrea il denso tessuto testuale del francese, dedicando una particolare attenzione ai giochi di parole, che riproduce brillantemente o che spiega in nota, affinché nulla del proliferare significante dell’opera francese si disperda nel passaggio interlinguistico. Sempre attenta al manifestarsi dell’alterità culturale, non esita inoltre, per preservarla, a inserire note esplicative che la rendano intelligibile per il pubblico italiano, o a fare ricorso a strategie traduttive quali il prestito, il calco lessicale o il neologismo semantico, corredati anch’essi da note esplicative. La prefazione è al contempo l’occasione di una riflessione traduttologica e di una presentazione critica dell’autore e della sua opera. Particolare attenzione vi viene rivolta alla resa degli antroponimi, densi di significati in questo romanzo. La traduttrice vi spiega la scelta di tradurre Manuel (che in francese, per paronomasia, richiama il nome dell’autore stesso, Marcel), con Manuele, per preservarne il valore simbolico e creare una nuova paronomasia tra Manuele e manuale (di letteratura), un testo dal quale il protagonista, alter ego dell’autore, è irresistibilmente attratto. Altrettanto denso semanticamente è l’antroponimo femminile Tamara: Brignoli riflette in questo caso sulla paronomasia che si crea in francese tra Tamara et t’aimera (ti amerà), gioco di parole che annuncia fin dal titolo che il romanzo parlerà dell’amore del protagonista, più che per una donna reale, per la scrittura, idealizzando questo stesso amore attraverso una mitopoiesi che è all’origine dell’opera. Rendono infine l’edizione italiaNovecento e XXI secolo 249 na particolarmente preziosa le frequenti note erudite, che offrono approfondimenti critici volti a far emergere i numerosi riferimenti (più o meno velati) ad altri autori francesi da cui attinge la scrittura di Bénabou. Non solo la traduzione, ma anche i paratesti traduttivi e critici si fanno testimonianza di come Brignoli cerchi di introdurre la complessa “lettera” dell’opera dell’autore francese al pubblico italiano, con un amore e una dedizione decisamente equiparabili a quelli dell’autore di Scrivere su Tamara. [SARA AMADORI]
|
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.